Pensione di reversibilità per i conviventi di fatto: quando è prevista dalla legge
La pensione di reversibilità rappresenta un importante strumento di tutela per i conviventi di fatto in caso di decesso del partner. In Italia, infatti, la legge prevede la possibilità per i conviventi di fatto di accedere a questa forma di pensione, garantendo loro un sostegno economico anche dopo la scomparsa del proprio compagno o compagna. Vediamo nel dettaglio quando è prevista la pensione di reversibilità per i conviventi di fatto e quali sono i requisiti necessari per ottenerla.
La legge italiana, in particolare l’articolo 2 della legge n. 198 del 7 dicembre 2016, riconosce il diritto alla pensione di reversibilità anche ai conviventi di fatto. Questa forma di pensione è destinata a coloro che hanno convissuto stabilmente con il defunto per almeno cinque anni, senza interruzioni, e che hanno formato una coppia di fatto. È importante sottolineare che la convivenza deve essere dimostrata attraverso documenti idonei, come ad esempio il contratto di affitto o le bollette intestate a entrambi i conviventi.
Per ottenere la pensione di reversibilità, i conviventi di fatto devono presentare domanda all’INPS, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, entro un anno dalla data di decesso del partner. La domanda deve essere corredata da tutta la documentazione necessaria, come ad esempio il certificato di convivenza rilasciato dal Comune di residenza e la documentazione che attesti il diritto alla pensione di reversibilità.
È importante precisare che la pensione di reversibilità per i conviventi di fatto non è automatica, ma viene valutata caso per caso dall’INPS. L’istituto, infatti, verifica la sussistenza dei requisiti richiesti e valuta la situazione economica del richiedente. In base a queste valutazioni, viene determinato l’importo della pensione di reversibilità che spetta al convivente di fatto.
È altresì importante sottolineare che la pensione di reversibilità per i conviventi di fatto non è cumulabile con altre forme di pensione o reddito. Pertanto, se il convivente di fatto percepisce già una pensione o un reddito, l’importo della pensione di reversibilità potrebbe essere ridotto o addirittura annullato.
A parere di chi scrive, la pensione di reversibilità per i conviventi di fatto rappresenta un importante passo avanti nella tutela dei diritti delle coppie non sposate. Grazie a questa forma di pensione, infatti, i conviventi di fatto possono beneficiare di un sostegno economico anche dopo la morte del proprio partner, garantendo una maggiore sicurezza economica per il futuro.
Possiamo quindi dire che la pensione di reversibilità per i conviventi di fatto è prevista dalla legge italiana e rappresenta un diritto riconosciuto a coloro che hanno convissuto stabilmente per almeno cinque anni e che hanno formato una coppia di fatto. È necessario presentare domanda all’INPS entro un anno dalla data di decesso del partner, corredata da tutta la documentazione richiesta. L’INPS valuta caso per caso la sussistenza dei requisiti e determina l’importo della pensione di reversibilità. È importante ricordare che questa forma di pensione non è cumulabile con altre forme di reddito. La pensione di reversibilità per i conviventi di fatto rappresenta un importante strumento di tutela e garantisce un sostegno economico anche dopo la morte del partner, contribuendo a garantire una maggiore sicurezza economica per il futuro.